La rivoluzione informatica è quella che ha portato a un inimmaginabile progresso scientifico e sociale. Il nostro mondo dall’avvento di internet è cambiato. I nati di questa epoca vengono definiti “nativi digitali“, perché sono circondati da device portatili, dal pc allo smartphone, dei quali non si può più fare a meno. Il progresso tecnologico è dunque centrale nella nostra società, e lo provano le numerose offerte di lavoro del settore. Tuttavia, le future menti scientifiche, matematiche, ingegneristiche, pare che in Italia abbiano uno scarso vivaio.
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La scelta degli studenti che terminano gli studi superiori è concentrata in alte percentuali verso le facoltà umanistiche, che per quanto siano necessarie, trovano poco spazio e sbocchi lavorativi nella società moderna. Il lavoro intellettuale e socio-politico si lega, tuttavia, a chi ha il compito di indirizzare e ottimizzare l’esperienza dei fenomeni sociali. Si tratta di scienze come l’economia, la statistica, l’architettura, l’ingegneria di tutte le sue branche, ma anche della facoltà di medicina, che in Italia pare abbiano pochi simpatizzanti.
La scelta di una facoltà scientifica dipende da molte variabili, a cominciare dalle preferenze di ogni studente, che a circa 18 anni deve decidere il lavoro che vorrà svolgere. Negli istituti superiori tecnico-scientifici probabilmente gli studi non vengono resi così interessanti o diventano pesanti, al punto che gli studenti possono decidere di non proseguire su questa strada. È pur vero che mancano nella maggior parte degli istituti laboratori e attività pratiche, che possano stimolare la curiosità e la voglia di dare un contributo personale a uno di questi settori.
Frequentare una facoltà scientifica potrebbe portare a tempi lunghi, prima di entrare nel mondo del lavoro, considerando anche la necessità di corsi di perfezionamento. Sono materie impegnative che non permettono di fare lavori part-time, quindi richiedono una famiglia con una certa stabilità economica. Per quelli a basso reddito, ci sarebbero le borse di studio, ma oggi i fondi sono stati ridotti e i requisiti di rendimento accademico sono stringenti, al punto che si teme di non farcela o di dover interrompere la carriera accademica. Per questi e altri motivi l’Italia è il fanalino di coda sia per la totalità dei laureati, secondo l’Istat, 18 su 100, sia per le poche donne che si iscrivono alle facoltà scientifiche.
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