La notizia sui livelli di inquinamento marino è confermata dal ritrovamento sconcertante di un’aragosta tatuata con il noto marchio di una bibita. Come è stato possibile? Scopriamolo insieme.
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Si vedono tante cose strane nel web, ma ciò che i ricercatori del Canada hanno scoperto lascia senza parole perché testimonia, in tutta la sua drammaticità, l’elevato tasso di inquinamento che sta avvelenando i nostri mari. Avete mai visto un’aragosta tatuata? In questi giorni la notizia sta facendo il giro del mondo così come il filmato è diventato virale, destando curiosità e sconcerto.
L’aragosta presenta il famoso marchio della Pepsi: purtroppo non è la semplice etichetta rimasta impigliata tra le pinze del crostaceo bensì di un vero e proprio tatuaggio impresso sulle chele. Si tratta di una finzione come tante che circolano in rete o di una trovata pubblicitaria stravagante ideata per promuovere una delle bibite più vendute nel mondo? Niente affatto! Il ritrovamento, per quanto abbia dell’incredibile, è reale. Date le circostanze piuttosto misteriose, gli studiosi stanno cercando di capire come sia potuta accadere una simile stranezza e soprattutto quali cause l’abbiano determinata.
Da molto tempo, ormai, è stato lanciato l’allarme per l’estensione del fenomeno dell’inquinamento nel mare, sempre più sporco a causa di plastica e rifiuti vari che si depositano sui fondali delle acque provocando seri danni alla flora e alla fauna marina. Ma finora non era mai successo che la spazzatura in fondo al mare diventasse parte integrante degli animali che vivono nell’acqua.
La povera aragosta tatuata è ormai marchiata e diventerà il simbolo della lotta all’inquinamento marino, una battaglia da portare avanti cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale. Fortunatamente l’inconsapevole crostaceo non si è ferito con la lattina di pepsi che ha provocato il tatuaggio, ma restano ancora tanti dubbi su come questo fenomeno sia successo.
Gli scienziati si sono subito messi all’opera per capire come l’aragosta tatuata si sia impressa nella chela quel marchio dell’azienda statunitense. Ancora nessuna ipotesi è stata confermata e si brancola nel buio. Alcuni pensano che l’animale abbia vissuto per un periodo in simbiosi con la lattina di pepsi e si sia formato il tatuaggio, altri ritengono invece che ci sia stata un’infiltrazione del marchio stampato nella chela, secondo un processo avvenuto nel tempo.
Tra tanti dubbi resta una sola certezza: l’inquinamento sta cominciando a superare quei limiti che tanto sono temuti dagli ambientalisti e si rischia di creare un disastro ecologico di proporzioni ancora maggiori se non si prendono seri provvedimenti per salvaguardare i mari e gli Oceani di tutto il Pianeta. L’aragosta tatuata può essere il primo campanello d’allarme per agire e smettere di nascondere un problema che riguarda tutti gli abitanti della terra, e non solo del mare.
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