Il Giappone è uno dei paesi più affascinanti al mondo, per la sua storia intensa, per la bellezza essenziale dei suoi paesaggi e architetture e per le sue tradizioni ancestrali. L'”hanami” raccoglie l’essenza e l’anima di questa incantevole terra.
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L’albero di ciliegio è considerato sacro in Giappone, tanto che secondo la leggenda chiunque lo abbatta sarà maledetto in eterno. Un’albero dai fiori tanto delicati quanto belli, da quelli bianchissimi o rosa a quelli rari color ciclamino, che tanti artisti e letterati ha affascinato tra i quali Pablo Neruda, di cui si ricordano i famosi versi “Voglio fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi“. Chissà, magari il poeta cileno avrà assistito a quel fenomeno spettacolare che , tra aprile e maggio, incanta ogni anno chiunque abbia la fortuna di assistervi: l'”hanami” cioè l’antichissima tradizione di ammirare i fiori di ciliegio, i “sakura“. Antica, perché pare che questa tradizione sia nata in Giappone nel 700 d.C e da allora tutti si riuniscono al cospetto di questi esili e splendidi alberi in fiore per contemplarli e meditare sul significato che si cela dietro a questo spettacolo. Ci si riunisce sotto le vaporose fronde dei ciliegi per un pic-nic a base di sushi o per sorseggiare sakè tra musiche e balli della tradizione che si protraggono sino a notte fonda, come avviene durante i festival a Sapporo e ad Hirosaki.
E’ proprio quando fa capolino la luna che l'”hanami” lascia il posto allo “yozacura“, cioè la notte del ciliegio, con le caratteristiche lanterne in legno, le “chochin“, che vengono accese e appese ammantando di magia un evento già grandioso e mistico: ad Okinawa si svolge una suggestiva e romantica festa notturna tra i ciliegi.
Ma cosa c’è dietro all'”hanami“? Il “sakura” quando sboccia mostra tutta la sua bellezza, è il simbolo della vita e come questa dura poco: anche la vita è bella ma è effimera in quanto destinata a finire. Il fiore di ciliegio simboleggia dunque la caducità dell’esistenza e di tutte le cose: concetto centrale nel buddismo zen.
Ma nello stesso tempo, anche se il vento li farà volare via proprio all’apice della loro bellezza e la stagione della fioritura passerà, risbocceranno dopo un anno, simboleggiando dunque la rinascita e la forza. Non sorprende dunque che il “sakura” sia stato paragonato ai leggendari samurai, la cui morale “bushido” segue quella dei fiori di ciliegio: come questi ultimi sembrano fragili presi singolarmente, ma nell’insieme esplodono in una potenza di colore e forza. Così il samurai, la cui forza singola può apparire effimera, insieme agli altri possono creare una armata e dare il meglio di sé in ogni gesto anche se dovesse incontrare la morte.
Lo stesso vale per i kamikaze che durante la Seconda Guerra Mondiale portavano con se un ramo di ciliegio e salutavano i loro cari in struggenti lettere dove veniva richiamata proprio l’immagine del “sakura“.
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