L’Islanda è una terra che ci fornisce un’immagine primordiale della Terra, dove tutto è in movimento tra geyser, cascate fragorose e vulcani: oggi però l’obiettivo del Governo locale è di ripiantare, come in passato, le foreste in Islanda.
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Pensando all’Islanda si immagina un Paese essenzialmente brullo, essendo effettivamente considerato un grande deserto umido: recandovi ad esempio in estate in questa lontana isola nordica in prossimità della Groenlandia, scorgerete prati verdissimi che ricoprono i tetti delle case in legno o che fanno da cornice alle Cascate di Skogafoss e Dynjandi. Eppure non vi troverete quasi traccia di foreste, a differenza di quello che succede in altri paesi nordici.
Se foste però capitati in Islanda prima del IX a.C. avreste trovato un territorio coperto per quasi la metà di una lussureggiante area boschiva, habitat delle più selvatiche specie animali: i reperti fossili rinvenuti, risalenti fino a 5 milioni di anni fa e prima delle glaciazioni, testimoniano che in una Islanda dal clima temperato vi fossero distese di betulle, faggi, ontani ed abeti rossi.
La causa principe della scomparsa delle foreste dall’Islanda è stata l’arrivo dei vichinghi nel IX a.C. che, per soddisfare il loro fabbisogno di legna e per far pascolare le pecore da loro stessi introdotte, hanno progressivamente disboscato l’intera terra islandese.
Le attività vichinghe, l’erosione del suolo ad opera delle stesse pecore, della cenere vulcanica e delle tempeste di sabbia, violente e frequenti a queste latitudini, hanno reso il suolo tanto arido da impedire la crescita di arbusti e piante.
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Il Governo Islandese ha allora deciso di piantare ogni anno fino a 3 milioni di alberi, con l’obiettivo di restituire all’isola fino al 12% di aree boschive: purtroppo non si possono più piantare alberi endemici in quanto le condizioni climatiche sono cambiate nei millenni, scegliendo così di importare sementi di ceppi resistenti quali larici siberiani, pecci di Sitka, pinus contorta e betulle.
Non aspettatevi però di raggiungere l’Islanda ad esempio tra 20 anni e scoprire una fitta vegetazione, in quanto si dovrà aspettare almeno il 2100. Immaginate soltanto che gli alberi piantati negli anni ’40 presso Ísafjörður sono alti oggi solamente 15 metri, mentre se la stessa operazione fosse stata fatta negli stessi tempi in Alaska gli arbusti avrebbero raggiunto almeno i 50 metri.
Dietro alla saggia politica di riforestazione adottata dall’Islanda c’è soprattutto la necessità di fermare l‘erosione del suolo, ostacolare le tempeste di sabbia e ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 50%.
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