L’Islanda è uno di quei luoghi magici che, una volta visti, non potrai fare altro che tornarci.
Se per il continente nero esiste il mal d’Africa, sicuramente io sto soffrendo del mal d’Islanda. E non è cosa da poco a pensarci, soprattutto sulla questione economica, dato che è uno dei paesi più cari al mondo.
Ma quel paese ti trasmette quelle sensazioni fiabesche che ti fanno innamorare di esso ogni volta che ci torni, spingendoti a scoprirlo sempre di più.
E se in Islanda ci sono vulcani, geyser, aurore boreali, spiagge nere, ghiacciai e tutto ciò che può dar meraviglia agli occhi, la cosa più famosa di questa isola di fuoco e ghiaccio sono le cascate. L’acqua che scorre possente dai ghiacciai fino all’oceano da vita a questi incredibili fenomeni che ti lasciano semplicemente a bocca aperta.
Tra le cascate più importanti e imponenti dell’Isola c’è Gullfoss, che è chiamata la cascata d’oro (gull in islandese significa proprio “oro”) o la regina di tutte le cascate islandesi, perché è sicuramente la più visitata. Infatti si trova all’interno del “circolo d’oro”, il tour turistico per eccellenza se si passa per Reykjavík.
Attorno a questa meraviglia della natura si troveranno ondate di turisti con i loro giacchetti colorati intenti ad osservare questa valanga d’acqua che cadendo dai suoi 32 metri alza un muro di vapore acqueo dove la luce solare (quando c’è… ricordiamoci che siamo in Islanda) metta in scene un arcobaleno da far stupire l’anima.
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Dietro questa cascata c’è una leggenda che fa capire la cocciutaggine islandese.
All’inizio del XX secolo una società inglese era intenzionata all’acquisto della cascata per costruirvi una diga per alimentare una centrale idroelettrica. Una contadina del posto, la signora Sigríður Tómasdóttir della fattoria Brattholt, alla quale apparteneva la cascata, si oppose con successo a tale operazione industriale. Per far capire quanto è piccola l’Islanda: a tale causa lavorò l’allora giovane avvocato Sveinn Björnsson che poi nel 1944 diventò il primo presidente della repubblica islandese. Sigríður pur di difenderla, minacciò di buttarsi nella cascata nel caso il governo islandese approvasse il progetto della diga. Alla fine la diga non venne mai costruita, ma per rinuncia da parte della società stessa, che alla fine aveva vinto la causa. Però questo fa capire quanto gli islandesi tengano alla loro terra, e alla loro storia naturale.
Dalla natura traggono energia, ispirazione, modo di vivere.
Per fortuna, loro sono ancora convinti che la natura sia vita, e spazzarla via porti solo morte.
Il Bardo
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